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LA PORTA DEI PRINCIPI

La Porta dei Principi


Cenni Storici
La Porta dei Principi si apre sul lato meridionale del Duomo di Modena, capolavoro d'arte romanica, edificato a partire dal 9 giugno 1099, come si legge in due epigrafi in lettere romane, l'una incastrata nel muro esterno dell'abside, l'altra posta nella facciata, che riportano, oltre alla data di fondazione, i nomi dei due artefici che collaborarono nell'originario cantiere della cattedrale: Lanfranco architetto e Wiligelmo scultore. "Pur tenendo presente quanto in età romanica e gotica architettura e scultura siano intimamente associate, e l'una stia in funzione dell'altra, ben poche altre costruzioni sono frutto di due personalità che abbiano collaborato in così perfetta armonia, in così intima comunione di intendimenti, da conferire alle due manifestazioni artistiche gli stessi caratteri di potenza espressiva, di saldezza costruttiva, di essenzialità"(1). Tra le mirabili e diverse sculture realizzate da Wiligelmo per il Duomo, si devono ricordare almeno i quattro rilievi con storie della Genesi eseguiti fra il 1099 e il 1106, collocati nella facciata, e la decorazione scultorea degli stipiti, dell'architrave e dell'archivolto del portale centrale.

Il Duomo, dedicato a San Geminiano e consacrato dal pontefice Lucio III nel 1184, divenne ben presto modello per altre chiese, soprattutto in area padana e in modo particolare dopo il rovinoso terremoto del 1117, che fortunatamente lo risparmiò, distruggendo invece o lesionando diversi edifici di culto. Dopo Lanfranco, a portare a compimento la costruzione, operarono i maestri campionesi: Anselmo da Campione, che aprì nella facciata il grande rosone e i due portali minori, spostando in tal modo due bassorilievi di Wiligelmo, Enrico da Campione, che edificò la parte terminale della torre campanaria, la "Ghirlandina".

Particolare da un dipinto(1870/1880) riprodotto in una vecchia foto

Particolare da un dipinto(1870/1880) riprodotto in una vecchia foto

Nell'ambito del primitivo e fervido cantiere della cattedrale nacque anche la Porta dei Principi, in origine l'unica sul lato meridionale del Duomo, chiamata anche Porta del Battesimo, dalla quale entrava appunto chi doveva ricevere questo sacramento. La sua struttura formata da un protiro retto da due leoni stilofori, così come gli stipiti, l'architrave e l'archivolto scolpiti richiamano per analogia di impianto il portale centrale della facciata e la Porta della Pescheria, sul lato nord della chiesa, evidentemente parti di un unitario programma di Wiligelmo. Ad artisti in relazione con la cultura figurativa del maestro si deve la decorazione scultorea del portale, che verrà analizzata nel paragrafo successivo. Per quanto riguarda la data di esecuzione, l'opera viene assegnata da Enrica Pagella "...ad una fase costruttiva che non dovrebbe superare di molto il 1106, anno in cui avvenne la traslazione delle reliquie del santo patrono e che dovrebbe marcare anche, di massima, la conclusione dei lavori nel corpo centrale"(2).

Al XVI secolo risalgono i primi restauri della porta, di cui si dà un sintetico resoconto alla fine di questo paragrafo. Particolarmente interessante è però l'intervento eseguito nel 1882, isolando lo spigolo sud/ovest del Palazzo Arcivescovile che era addossato alle prime tre arcate esterne del Duomo, quasi "soffocando" la Porta dei Principi. Una vecchia fotografia di un dipinto databile tra il 1870 e il 1880 (conservata nel Museo Civico di Modena) documenta questa situazione. Un'altra vecchia foto ci mostra invece la bottega a due piani che era stata costruita in corrispondenza della terza arcata, adiacente alla porta, e che venne abbattuta nel 1886.

La Porta dei Principi prima dell'abbattimento della bottega adiacente

La Porta dei Principi prima dell'abbattimento della bottega adiacente

Da questa immagine del passato è possibile anche osservare che il catino del piano alto del protiro presentava ancora frammenti di una decorazione ad affresco.

Durante il secondo conflitto mondiale, il 13 maggio 1944 una bomba colpì la Porta dei Principi, arrecando danni gravissimi: crollò il protiro e con esso andò definitivamente perduto l'affresco, furono variamente lesionati la cornice esterna dell'archivolto, il leone di destra e i capitelli.

La Porta dei Principi dopo il bombardamento del 13 Maggio 1944

La Porta dei Principi dopo il bombardamento del 13 Maggio 1944

Il restauro intrapreso nel 1946 segnalò con zone puntinate le integrazioni delle parti scultoree andate perdute, sostituendo il leone con una copia eseguita dallo scultore Boccolari e trasportando l'originale nel Museo lapidario.

Cronologia dei principali interventi relativi alla porta (3). A conclusione di questi cenni storici, si aggiunge che il Duomo di Modena, assieme alla Ghirlandina e a Piazza Grande, nel 1997 è stato dichiarato dall'UNESCO "Patrimonio dell'Umanità".

Descrizione
La Porta dei Principi è una delle tre porte d'accesso previste dal progetto originario ed eseguite secondo la medesima struttura: un protiro a due piani sorretto da leoni stilofori, un elemento introdotto verosimilmente a Modena per la prima volta e poi largamente ripreso da altre chiese soprattutto in area padana, la porta decorata da rilievi negli stipiti, nell'architrave e nell'archivolto, mentre la lunetta rimane vuota. Le due colonne di sostegno del protiro sono arricchite da capitelli fogliati.

Negli stipiti esterni e nell'archivolto viene ripreso il tema dei tralci abitati, già sviluppato da Wiligelmo nel portale centrale, rispetto al cui esempio questa decorazione vegetale appare meno naturalistica e più stilizzata: le foglie morbide e carnose di Wiligelmo sono qui ridotte a timidi germogli che spuntano appena dagli steli. Rispetto al portale centrale e alla Porta della Pescheria, viene qui abbandonato il tema dei due telamoni che sostengono i tralci, pur mantenendo il motivo delle due figure maschili che si fronteggiano.

I tralci sono popolati da diverse figure, umane e animali: contadini che disboscano i rami servendosi di roncole, un fabbro, uno scultore e un suonatore di viola, tutti soggetti legati al lavoro dell'uomo (tema frequente nella scultura romanica europea), e poi il leone, un grande uccello, la Manticora (mostro favoloso con corpo di leone e testa umana), il lupo e la gru, il drago e altre figure. Come osserva Giuseppe Bernardoni "Nell'insieme dei tralci, costante rimane comunque la simbologia del rapporto conflittuale uomo-natura-animali, che si risolve però nella salvezza attraverso una significativa variante iconografica: l'Agnello con la croce, simbolo pasquale di Cristo, scolpito nel tratto terminale del tralcio, sulla parte destra dell'archivolto"(4).

Nella parte sottostante dell'architrave, al centro, sorretto da due angeli, è scolpito l'Agnello di Cristo e ai lati le figure si S. Paolo e di S. Giovanni Battista. Queste immagini si collegano a quella dell'agnello crucifero che calpesta il drago nell'archivolto, probabilmente a sottolineare la funzione d'origine della porta come Porta del Battesimo.

Una delle Storie di San Geminiano durante la pulitura

Una delle Storie di San Geminiano durante la pulitura

Nelle facce interne degli stipiti, entro piccole edicole architettoniche, sono scolpite le figure dei dodici apostoli, di un diacono e di San Geminiano.

Al santo patrono di Modena sono interamente dedicate le sculture delle sei scene della fronte dell'architrave. Nella prima il vescovo parte da Modena alla volta dell'Oriente, dove è stato chiamato dall'imperatore Gioviano. Nella seconda attraversa il mare, placando con la sua benedizione la tempesta scatenata dal demonio (sotto la prua dell'imbarcazione si scorge la testa del diavolo sotto forma di mostro marino). Nella terza scena libera dal demonio la figlia dell'imperatore Gioviano. Nella quarta riceve doni dall'imperatore. Nella quinta ritorna a Modena accolto alle porte della città dal popolo. Infine l'ultima scena ci mostra le esequie di San Geminiano.

Per quanto riguarda l'autore delle sculture, Enrica Pagella nel saggio già citato afferma che "Le sculture della Porta dei Principi sono... il frutto della collaborazione di due distinte personalità, già individuate da De Francovich e contrassegnate dal Salvini come "Maestro di San Geminiano", più strettamente legato alla lezione di Wiligelmo, e "Maestro dell'Agnus Dei", più schematico nella stesura dei panneggi e fedele ad un tipo di volto largo ed ovale, col naso camuso e grandi occhi sgranati"(5).

Il portale prima del restauro

La Porta dei Principi presentava un notevole degrado causato da vari fattori concomitanti, consueti ai grandi centri urbani: agenti atmosferici, sostanze inquinanti, fattori meccanici (6).

I basamenti, uno dei leoni e i capitelli presentavano diverse fenditure e crepe causate dalle infiltrazioni di acqua piovana che, gelando nella stagione più fredda, avevano creato spaccature nel marmo.

Tutto il tralcio scolpito sull'archivolto e le formelle dell'architrave raffiguranti le storie di S.Geminiano presentavano uno spesso strato di patina nerastra che copriva totalmente i rilievi dei quali si era persa la leggibilità. Gravi danni causati dall'umidità e dal guano di piccioni e tortore interessavano anche il gradino della porta, il piano di calpestio del protiro e l'estradosso dell'archivolto, dove proliferavano muffe e microrganismi.

Nelle cancellate era evidente un'abbondante ruggine.

Il restauro effettuato dopo i gravissimi danni arrecati dal bombardamento del 13 maggio 1944 avevano comportato anche il rifacimento in cemento di alcune parti del tralcio a girali sugli stipiti, sull'archivolto e sull'architrave, elementi che non si distinguevano più, nonostante i danni fossero stati riparati secondo criteri storico/artistici, mettendo bene in evidenza le integrazioni e le sostituzioni per mezzo di un diverso trattamento delle superfici scolpite.

Sui marmi si osservavano anche notevoli scheggiature, riconducibili probabilmente all'esplosione della bomba che, come già ricordato, durante la seconda guerra mondiale danneggiò gravemente la porta.

Il portale prima del restauro

Il portale prima del restauro

Diagnostica per il restauro

Esame petrografico

Prima del restauro, sono stati prelevati campioni di dimensioni molto ridotte da sottoporre ad esame petrografico per accertare il tipo litologico, la provenienza, le caratteristiche mineralogiche, petrografiche e micropaleontologiche, e la resistenza. Le indagini mineralogiche e petrografiche sono state eseguite dal Prof. Mario Bertolani dell'Istituto di Mineralogia e Petrologia dell'Università di Modena. L'esame micropaleontologico è stato eseguito dalla Prof.ssa Maria Pia Mantovani Uguzzoni dell'Istituto di Geologia dell'Università di Modena. I campioni preparati in sezioni sottili sono stati esaminati al microscopio da cui sono stati ricavati i seguenti risultati.(7)

Archivolto

È formato da un materiale giallino chiaro, molto poroso. Al microscopio risulta una biocalcarenite, costituita da microfossili di calcite, in parte limpidi in parte torbidi. Tra i microfossili prevalgono le alghe e due piccoli nummuliti. Cemento scarso, calcitico; qualche patina giallastra e rari granuli opachi. Si tratta di Pietra tenera di Vicenza, che per colore, grana e fauna può appartenere alla varietà Pietra di Costozza, molto usata come pietra da taglio e per sculture. Questa ha dimostrato buona resistenza al nostro clima, pur essendo in condizioni limite.

Archivolto decorato

Calcare biancastro compatto a grana media e inuguale, fossili non significativi. Classificabile per analogia come Pietra d'istria.

Capitello sinistro

È formato da un materiale nocciola chiaro, venato. Al microscopio si vede un'associazione di microfossili calcitici, sia torbidi che trasparenti, poco cementati da calcite microcristallina. Inoltre si osservano un piccolo fascio di laminette di biotite e qualche granulo di feldspato. Vi è una prevalenza di briozoi e di alghe, ma anche qualche piccola nummulite. Si tratta di Pietra tenera di Vicenza.

Capitello destro

È formato da un materiale di colore bianco sporco. Al microscopio si rivela come un calcare micritico fossilifero poroso, con inclusi di muscovite, granuli di quarzo e pigmentazioni opache. Sono frequenti i frammenti di corallinacee e rari i briozoi. Per le caratteristiche petrografiche risulta essere Pietra di Vicenza.

Stipite

È formato da un calcare compatto biancastro, ricco di microfossili e frammenti di fossili sia trasparenti che torbidi, appartenenti principalmente a crinoidi senza significato cronologico. Cemento calcitico, presenza di un frammento di piroclastite formata da vetro, mica, plagioclasio, calcite e opachi. Proviene dall'area berico lessinea.

Architrave

È formata da calcare compatto, bianco crema. Al microscopio si nota un'associazione di frammenti calcitici spatici contenenti fossili mal riconoscibili, per lo più crinoidi. Si tratta probabilmente di Pietra d'Istria.

Esame diffrattometrico

Pietra tenera di Vicenza: il minerale assolutamente prevalente è calcite. Sono però presenti tracce di quarzo e piccole quantità di bassanite (gesso semiidrato)

Ca2S208 x H2O

Pietra di Vicenza: calcite prevalente, piccole tracce di quarzo e tracce di bassanite.

La presenza di bassanite, una forma di passaggio a gesso non ancora identificata nel Duomo di Modena, sta ad indicare che nelle rocce porose, come la Pietra tenera di Vicenza, la solfatazione penetra anche nell'interno della pietra. Dall'esame della patina del campione di Pietra tenera di Vicenza, risulta che prevale il gesso insieme a sensibili quantità di quarzo e tracce di feldspato e di mica.

Il restauro

Prima di procedere al restauro vero e proprio, sono state realizzate manutenzioni straordinarie alle coperture, sono state effettuati consolidamenti strutturali e statici e opere di risanamento dell'umidità perimetrale a livello della pavimentazione.

I lavori di restauro si sono così articolati: 1) pulitura, 2) consolidamento, 3) protezione

Le notizie seguenti sono state principalmente tratte dalla sintesi del restauro svolta da Dina Tacconi, collaboratrice con Tiziano Quartieri del restauratore Uber Ferrari in questo intervento (8), realizzato a cura della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Modena e Reggio Emilia.

Capitello prima del restauro

Capitello prima del restauro

Pulitura

La pulitura è iniziata con pennelli morbidi per spazzolare il più possibile qualunque traccia di materiale polverulento soffuso, depositi ed eventuali cumuli di materiale organico. Si sono riscontrate croste nere, semplici stratificazioni di polveri e particelle di dimensioni variabili, derivanti dalla polveri sottili che si depositano dall'atmosfera. Alla prima pulitura con pennelli è seguito un accurato lavaggio con acqua nebulizzata e poi con una soluzione acquosa di ammoniaca all'1%(detergente preliminare). Sulla superficie così trattata si è in seguito applicata una soluzione di acqua e carbonato d'ammonio e EDTA, incamiciando la parte stessa con carta giapponese e politene. Il carbonato per il suo effetto alcalinizzante favorisce il distacco della crosta e EDTA complessa il calcio presente nelle croste nere portandolo in soluzione.

Particolari durante il restauro Particolari durante il restauro

Particolari durante il restauro

Tale impacco di pasta assorbente lasciato agire per alcune ore è servito per ammorbidire la crosta di polvere nera. È stata cioè impiegata una pulitura con vapore saturo umido che provoca un'azione emolliente e solvente sulla crosta nera, che tende a staccarsi sotto l'effetto della pressione, ma anche per un'azione termica differenziata che fa sì che si separi per diversa dilatazione che subisce rispetto alla pietra. In casi di necessità tale operazione è stata ripetuta più volte fino ad ammorbidire del tutto la crosta, che poi è stata agevolmente rimossa con l'ausilio di spazzolini o stecche di legno o bisturi, a seconda dei casi. Per l'eliminazione di sostanze grasse e oleose emulsionabili è stato utilizzato un lavaggio con una soluzione di H20 e tensioattivi (saponi neutri liquidi). Per eliminare i depositi di polvere sottostante alla crosta e per disinfestare da microrganismi, sono stati eseguiti lavaggi ad acqua con 2% di desogen. In ultimo si è proceduto a nebulizzare con una soluzione di acqua deionizzata e ipoclorito sodico (cloro attivo). Dopo le operazioni di pulitura sono apparsi evidenti i rifacimenti in cemento del precedente restauro. Là dove c'erano rinzaffi o stuccature si è delicatamente scalpellato il cemento e sono state rifatte stuccature leggermente più basse rispetto alla superficie del marmo. Per le stuccature si è utilizzata una composizione di grassello di calce, polvere di marmo, pigmenti naturali colorati in tinta con le tonalità dei marmi.

Si apre, a questo punto, una parentesi, per approfondire il discorso sugli attacchi biologici che causano fenomeni di alterazione ai materiali lapidei esposti all'aperto. Alghe e licheni con la loro produzione di metaboliti acidi producono alterazioni di tipo chimico come la solubilizzazione dei costituenti minerali. Inoltre sia l'azione meccanica esercitata dallo sviluppo delle ife fungine del lichene all'interno della porosità, che i fenomeni di contrazione ed espansione dal tallo a seguito dei suoi scambi idrici con l'ambiente contribuiscono, con danno di tipo fisico, ad aumentare la porosità e la superficie specifica del substrato. La formazione di patine mucillaginose contribuisce a mantenere umido il materiale e ad aggravare i fenomeni connessi con cicli di gelo e disgelo. La presenza di detriti organici e cellule morte favorisce inoltre lo sviluppo di altri organismi come funghi e batteri con la formazione di un microhabitat complesso. Per scegliere il metodo di intervento più adeguato è necessario identificare innanzi tutto le specie responsabili del degrado; per questo c'è bisogno di uno specialista che mediante un prelievo di campioni e successive indagini di laboratorio sia in grado di identificare le specie presenti. La presenza di determinate categorie di organismi è strettamente correlata con le condizioni ambientali in cui si trova il manufatto e con la sua composizione chimica. Questa verifica condiziona sia la scelta del prodotto che il metodo di applicazione. L'uso di prodotti chimici dovrebbe essere quindi riservato solamente a quei casi in cui l'azione dei biocidi debba essere rapida o molto estesa, o si debba facilitare l'asportazione meccanica. Quindi l'intervento sarà mirato a seconda del tipo di degrado.

Normalmente vengono usati prodotti di sintesi (biocidi) che sono in grado di uccidere qualsiasi organismo vivente, agendo sia per contatto che per assimilazione, con spettro di azione più o meno ampio a seconda del principio attivo presente. In casi particolari si possono usare prodotti di origine biologica come gli antibiotici, che però agiscono specificatamente solo contro un particolare gruppo di organismi.

Si precisa che la parte dell'edicola del protiro, essendo rivestita di mattoni, è stata solo ripulita e riportata al suo colore naturale.

Particolare durante le fasi di pulitura

Particolare durante le fasi di pulitura

Consolidamento

Gli interventi necessari sono stati i seguenti: Protezione

Con pennellesse di pura setola è stata spalmata sui marmi una miscela composta da essenza di trementina ( una resina naturale ) evaporata e cera vergine di api microcristallina. Questo tipo di protezione mantiene inalterata la porosità della pietra, perché il prodotto è completamente reversibile; è necessaria, però, una manutenzione periodica. Visti i danni provocati in passato dai piccioni, è stato installato un sistema elettrostatico per allontanarli, applicato sui rilievi, sulle nicchie e sulle cornici, in modo tale da rispettare l'estetica e i materiali delle parti protette.

Parti accessorie

La porta in larice è stata pulita con Decapan-neutro. Tolte le vecchie stuccature in gesso, le fessurazioni sono state colmate con tasselli in legno. La porta è stata quindi dipinta dello stesso colore verde a tempera forte usato per il portone della Porta Regia. La parte interna è stata trattata con una soluzione di olio di papavero e di olio di lino. Con spazzole in acciaio sono stati tolti residui di colore e ruggine della cancellata in ferro. Si è provveduto a spalmare del passivante della ruggine prima della riverniciatura di color ferro. La serratura della cancellata è stata rifatta. I cardini e i giunti della porta sono stati trattati allo stesso modo.

Osservazioni

Dopo la pulitura sono chiaramente leggibili le parti rifatte durante il restauro intrapreso nel 1946, come ad esempio:
La collocazione riparata del monumento e la chiusura al traffico urbano delle vie adiacenti hanno limitato l'esposizione della Porta dei Principi ad agenti inquinanti, riducendo questo fattore. La pulitura ha rallentato la formazione di uno strato di pietra porosa che causa la penetrazione di acqua e agenti inquinanti all'interno della superficie lapidea. Oggi l'intero monumento si trova in uno strato generale buono. Per mantenere il monumento in buono stato, è auspicabile un'opera di semplice e periodica pulitura, in grado di impedire o rallentare il processo di deterioramento.

NOTE

1. C. ROLI GUIDETTI, Modena/duomo, in Tesori d'arte cristiana, Bologna, 1966, pp. 452/453.

2. E. PAGELLA, Tradizione e innovazione nei rilievi della Porta dei Principi, in "La Porta dei Principi", Dossier restauri 3, (a cura della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Modena e Reggio Emilia), Parma, 1993, p. 13. Da questo saggio derivano in parte le notizie contenute nei primi due paragrafi del presente lavoro.

3. La cronologia è stata ricavata dal "Regesto dei principali restauri" in Dossier restauri 3, cit., pp. 60/61.

4. G. BERNARDONI, Duomo di Modena e Romanico Europeo, Modena, 1994, p. 47.

5. E. PAGELLA, cit., p. 28.

6. Le condizioni del portale prima del restauro sono state tratte dal Dossier restauri 3, cit. p.39.

7. I risultati delle indagini scientifiche derivano dal Dossier restauri 3, cit., pp. 54/55.

8. D. TACCONI, Note sintetiche sul restauro, in Dossier restauri 3, cit., pp. 45/53.





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