Fatti e protagonisti
Il vento del sessantotto
Cronaca di un'occupazione di IVAN ANDREOLI
Quando arrivai a scuola, la mattina di lunedì 18 marzo 1968, non sapevo di preciso cosa volesse dire occupare una scuola. Le notizie che avevo di analoghe esperienze in altre città si limitavano a pochi dati di cronaca, pezzi di documenti studenteschi e molti "sentito dire".
Ma l'occasione di vivere in prima persona, e finalmente da protagonista una simile esperienza, mi riempiva di entusiasmo. Così anch'io al termine di una dibattuta assemblea in un'aula magna gremita al massimo mi unii ad un voto che aveva visto concorde la quasi totalità degli studenti. Subito dopo ci fu un attimo di smarrimento, soffocato da un fragoroso applauso. Ma dentro di me mi ponevo la fatidica domanda: e adesso che fare? Avevo diciassette anni e frequentavo la terza e pur essendo uno dei più politicizzati non ero ancora completamente inserito nel gruppo che in gergo si dice "che tira". Così aspettavo il segnale di quelli di 4a soprattutto di 5a che avevano condotto anche l'Assemblea. Per prima cosa, dovevamo far sì che gli insegnanti e il personale lasciassero l'Istituto e se i primi per la verità non si fecero "troppo pregare", molto più faticoso fu convincere l'allora custode: l'indimenticato e rimpianto Bedogni.
Risolti poi i problemi del servizio d'ordine ci mettemmo subito a lavorare nei gruppi di studio su 4 distinte tematiche.
1) − Autoritarismo − 2) Nuova didattica − 3) Carta rivendicativa degli studenti del Fermi − 4) Prospettive per il Perito uscito dalla scuola.
Scelsi di partecipare alla seconda Commissione perchè le questioni didattiche erano quelle che vivevo più intensamente. Sì, perchè a scuola ci andavo volentieri, salvo poi soffrire onestamente per lezioni fatte male e per rapporti con alcuni insegnanti che ancor oggi non posso non definire tirannici.
Fu un dibattito veramente bello e allora pensavo anche costruttivo.
Passò così la prima "giornata" con tanti studenti dentro e tanta gente fuori. Soprattutto genitori in trepida attesa di vedere dietro i vetri, almeno ogni tanto, i propri figli. Verso l'una e la sera, cesti enormi di panini arrivarono a sostenerci, quale segno tangibile di solidarietà da parte, credo, delle organizzazioni cooperative modenesi. Dico credo perchè raccolsi questa voce e non me ne fregò assolutamente niente di verificarla, né allora né mai. Scese la sera e molti ci abbandonarono con l'impegno di ritornare il giorno dopo.
Non so come, ma riuscii a convincere i miei a lasciarmi a scuola anche la notte. Era il massimo. Avevamo sistemato i materassi della palestra nell'atrio principale e in alcune aule. Ma soprattutto nell'atrio si dormì poco, un po' perchè ci mettemmo a cantare e un po' perchè circolavano voci di probabili attacchi dei "fascisti".
Organizzammo turni a ronde col compito di sorvegliare. Gli altri prima o poi si addormentarono.
Contrariamente alle previsioni, il mattino dopo, furono molti gli studenti che tornarono per continuare a discutere. Grazie alla festività l'esterno della scuola era popolarissimo di genitori e curiosi. Un'occupazione di un istituto medio a Modena non era mai successa, e, forse, tutti volevano vedere, sapere. Noi dentro continuavamo a lavorare e anche molto perchè verso sera ci saremmo riuniti in assemblea generale per discutere i quattro documenti, approvarli e porre fine all'occupazione. Ma l'assemblea fu estremamente combattuta. Due documenti non erano ancora pronti, e quei due gruppi sostenevano di dover proseguire la discussione ancora per un giorno.
La spaccatura tra chi voleva porre fine all'occupazione in tutti i casi o chi invece sosteneva che si doveva occupare fino al completamento degli obiettivi prefissati stava diventando drammatica. lo ero in bilico. Capivo benissimo l'esigenza dei primi: eravamo tutti stanchi, c'era il rischio che il mattino dopo l'assemblea degli studenti bocciasse il proseguimento dell'occupazione, ma anche gli altri avevano ragione nel ribadire che senza documento finale avremmo veramente mancato lo scopo della nostra "occupazione di studio". AI momento della decisione dopo numerosi rinvii prevalse in me la paura di non riuscire a continuare e votai per la fine dell'occupazione. Fummo sconfitti. Scoppiai a piangere e arrivai a casa che piangevo ancora. Rafforzato da una buona dormita il mattino dopo arrivai a scuola di nuovo in forma. Naturalmente in assemblea votai per continuare l'occupazione. Fortunatamente fu di nuovo una quasi unanimità che si espresse in tal senso e fu veramente un mercoledì da leoni.
Cosa cambiò dopo l'occupazione? Quasi niente, ma eravamo agli inizi, la lotta continuava. Soprattutto eravamo maturati noi come persone.
Documento degli studenti approvato nel marzo 1968
Comunicato dell'Assemblea Generale degli studenti dell'Istituto "E. Fermi" di Modena
L'Assemblea degli studenti dell'Istituto E. Fermi riunitasi all'interno della scuola alle ore 8 di questa mattina, lunedì 18 marzo 1968, ha votato a grande maggioranza l'immediata occupazione dell'edificio dell'Istituto per poter dare vita a Commissioni di studio su temi il cui approfondimento l'Assemblea ritiene indispensabile per lo sviluppo e la maturazione del movimento studentesco.
Le lezioni e le esercitazioni sono pertanto sospese.
Le Commissioni di studio sono così articolate:
1 − Commissione di studio sull'autoritarismo;
2 − Commissione di studio su proposte di una nuova didattica;
3 − Commissione di studio sull'elaborazione di una carta rivendicativa degli studenti del Fermi in cui si avanzano proposte concrete;
4 − Commissione di studio sulle prospettive per il perito uscito dalla Scuola.
Si invitano tutti gli studenti, anche coloro che hanno espresso voto contrario, a dare il loro apporto di idee ed esperienze all'interno delle Commissioni per garantire oltre alla serietà, il buon esito di questo lavoro di discussione.
Si invitano i professori ed i genitori, solo nella loro qualità di esponenti interessati al mondo della scuola, a voler collaborare con gli studenti, contribuendo attivamente al lavoro di approfondimento e di studio che si intende svolgere.
Li invitiamo altresì a considerare il carattere di estrema serietà che vuole assumere l'occupazione: non sarà certo una vacanza ma un'opera che richiederà impegno e sacrificio.
Con questa occupazione di studio intendiamo anche inserirci nel più vasto movimento studentesco che sta scuotendo oggi l'Italia, per dare un nostro contributo all'opera di costruzione di una Scuola rinnovata nella struttura e nella didattica.
Il motivo ispiratore di questo nuovo tipo di lotta, dopo le agitazioni dei giorni scorsi, è la ferma convinzione che alla base della protesta e della contestazione deve seguire la fase della costruzione nella lotta di quella SCUOLA NUOVA che vogliamo.
Da questa assemblea parte anche una calda richiesta di solidarietà degli studenti modenesi, ai professori e alla popolazione tutta.
Invitiamo pertanto tutto l'apparato della scuola (studenti, professori, bidelli) non interessati alle occupazioni ad abbandonare l'edificio per permettere il libero svolgimento alle attività dell'Assemblea e delle Commissioni di Studio.
L'Assemblea si fa garante, seguendo il principio dell'autodisciplina, del funzionamento dei lavori nella più assoluta correttezza di comportamento, della impossibilità di persone estranee alla vita dell'Istituto Fermi di interferire nei lavori di studio e della salvaguardia del patrimonio e delle attrezzature dell'Istituto.
L'Assemblea Generale Studenti dell'Istituto "E. Fermi".
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